Ugo è un gatto che, pur avendo nel suo dna la
sapienza e la felicità del vivere, sceglie per amore di Giulia
(con cui vive) di condividere l'avventura umana con le ansie e
le nevrosi che ne derivano. Ed è così che "Ugo diventa come la
zia di Proust che stava a letto e da lì guardava vivere,
attraverso la finestra che dava sulla piazza del paese". Nel
tentativo di dare un senso a quello che fanno gli umani,
raccoglie tracce, piccoli segnali, pensa e li trasforma in
significato ..."ci si ammala però per i troppi significati.",
lo ammonisce l'autrice. Dunque un rispecchiarsi profondo tra
gli umani e il gatto, che percepiscono chiaramente di essere
"sulla stessa barca", di stare facendo un cammino comune,
fatto di gioie e angosce, di piccoli riti e di reciproco
rispetto. E, come scrive nella postfazione la saggista Lidia
Campagnano, "... è forse la prima volta che risulta tanto
divertente e tanto tenero sentir parlare di una specie di
lotta di liberazione che si svolge giorno dopo giorno nella
vita di una donna e di un gatto e di un gruppo di persone...".
|